L’ABITO DELLA FERRAGNI VISTO DA UN OSTEOPATA

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L’ABITO DELLA FERRAGNI VISTO DA UN OSTEOPATA

L’abito della Ferragni, usato a Sanremo, di cui un osteopata può parlare sicuramente non è quello di Dior, bensì l’habitus astenico di cui sembra portatrice.

Premesse doverose:

  • vista l’animosità che pervade i social è bene ricordare che il protagonista della vicenda potrebbe essere chiunque, a prescindere dal sesso e dai messaggi che porta, perché il tema è la postura, scevro da qualsiasi altro aspetto. Quindi la Ferragni sul palco di Sanremo ha fatto molto parlare (chi la ama, chi la odia), ma in questa sede la si usa come fonte di ispirazione per discutere un tema che dovrebbe essere caro a tutti: la salute attraverso la nostra postura.
  • la discussione parte dall’analisi di un fermo-immagine, di un soggetto influenzato dalle scarpe con i tacchi che porta (vedi link), quindi qualcosa di molto lontano da un’analisi posturale standardizzata. Ma l’intento è di rendere visibili e comprensibili ai non addetti ai lavori aspetti posturali nei quali si possano riconoscere, e che se accettati fino ad ora, dopo la lettura dell’articolo potranno essere presi in considerazione e affrontati.

Compreso come non esista una postura ideale e perfetta da inseguire, ma che ogni posizionamento del corpo nello spazio va contestualizzato:

È altrettanto vero che esistono posture poco funzionali, che vanno controllate e su cui, soprattutto, bisogna lavorare. Posture che fragilizzando il soggetto, obbligandolo ad un eccessivo dispendio energetico lo espongono, alla lunga, alla comparsa di dolori.

Mentre molti commentavano il vestito, altri criticavano o il discorso o il soggetto stesso; ad un occhio clinico (posturologo, osteopata, fisioterapista, chinesiologo, personal trainer, preparatore atletico…) non sarà sfuggito il profilo della Ferragni. Osservandola lateralmente appare lampante un’importante ipercifosi, o quanto meno un atteggiamento in ipercifosi.

L’accentuazione della curva cifotica però potrebbe non essere il problema maggiore di questo corpo, infatti la si potrebbe inserire in un quadro più generale di habitus astenico. Con questa terminologia si fa riferimento ad un fisico longilineo caratterizzato da eccessiva magrezza, torace stretto, e muscolatura poco sviluppata. Il termine astenia deriva del greco e significa privo di forza. L’idea che questo corpo trasmette è proprio quella di avere insufficiente forza per sostenersi e stare dritto.

Entrando nel dettaglio di questa postura si può osservare come la testa sia spostata in avanti. L’anteposizione dei 5-6 kg che mediamente pesa il capo sottopone ad un lavoro e allungamento costante parte della muscolatura posteriore che lotta per impedire l’ulteriore spostamento anteriore. Questo a lungo termine induce un cambiamento plastico nella fascia, e di conseguenza un cambiamento morfologico del corpo in toto. Cioè si passa da un atteggiamento momentaneo (paramorfismo), ad un adattamento strutturale più duraturo (dismorfismo), finanche irreversibile su base acquisita .

Poiché tutto nel corpo è collegato e comunica, meccanicamente nel caso dell’attuale disamina, scendendo nell’analisi si trovano altri e conseguenti cambiamenti. Muscoli facenti parte delle catene anteriori si sono accorciati: lo sternocleiodomastoideo, bloccando il capo in avanti, così come il muscolo (o fascia) sternale affossando lo sterno.

Dall’area sternale le tensioni poi sfogano sul sistema appendicolare, sulle spalle, in quanto segmenti mobili, facilmente adattabili. Anche le spalle appaiono anteposte (per accorciamento del grande pettorale e del gran dorsale), ed appare posteriormente sporgente l’angolo inferiore della scapola, proprio perché trazionata e inclinata in avanti dal piccolo pettorale.

Il torace della Ferragni poi appare spostato indietro rispetto al bacino, aggiungendo l’accorciamento degli addominali; ma ciò non rappresenta l’aspetto saliente in questa foto (ricordando che il soggetto è sopra a dei tacchi, senza i quali potrebbe andare meglio, o peggio!).

Infine scendendo, un’ultima osservazione che può essere fatta è la mancanza di volume del gruppo dei muscoli glutei (grande, medio, piccolo gluteo e tensore della fascia lata). Non si tratta di canoni estetici, infatti de gustibus non disputandum est, l’ambito resta quello della postura e della salute per il ruolo rivestito da questi muscoli. Il grande gluteo dovrebbe essere il muscolo più grosso nel corpo, e uno tra i più forti.

I glutei stabilizzano il bacino durante la deambulazione e tutti i trasferimenti di carico tra un arto inferiore e l’altro; in più ci tengono dritti, sono i responsabili della stazione eretta che ci contraddistingue dai nostri predecessori nell’albero evolutivo. Stabilizzando il bacino si alleggerisce lo stress meccanico a carico della colonna, molto visibile in chi cammina con la peculiare andatura di Trendelenburg, dovuta ad un deficit del piccolo e medio gluteo. Il grande gluteo poi è strettamente connesso al gran dorsale contro-laterale trovando continuità nelle linee dell’aponeurosi toraco lombare, e con lui condivide quindi uno stato di disequilibrio tensivo e i conseguenti adattamenti.

Prendendo quindi spunto da un evento di attualità e da un personaggio che genera sempre molto scalpore ecco che il messaggio osteopatico che vuole essere trasmesso è quello di lavorare sul proprio corpo. Il corpo forse non è quella macchina perfetta a prescindere che qualcuno vuole farci credere, soprattutto se noi in primis non gli dedichiamo il tempo necessario con stimoli adeguati per quantità e qualità.

Quindi se vi rispecchiate nella postura della foto, se conoscete qualcuno che vi è caro che si porta dietro questo fardello, non esitate ad entrare in contatto, si può fare molto:

Mirco Boccolini Osteopata a Venezia Mestre

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