MOVIMENTO-MEDITAZIONE CONTRO LO STRESS

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MOVIMENTO-MEDITAZIONE CONTRO LO STRESS

Sul benessere aleggia la plumbea nuvola dello stress. Il paziente dell’osteopata spesso lo usa per motivare le più svariate affezioni: dai dolori cervicali ai gonfiori addominali; forse perché ogni tanto anche il medico scomoda, come deus ex machina, lo stress. Soluzione che qualcuno propone è la meditazione nelle sue varie forme, tra cui la mindfulness.

Nella sua accezione moderna, la frase “mens sana in corpore sano” propone una chiave per attaccare lo stress attraverso l’utilizzo del corpo ottenendo più risultati con un solo investimento di tempo.

<< Si può considerare il movimento una sorta di meditazione/mindfulness per raggiungere l’agognata calma interiore? >>

Sicuramente non tutte le attività motorie e non tutti gli sport possiedono la capacità di lavorare largamente sulla mente. Alcuni aspetti necessari sono:

Distrazioni assenti. La compagnia potrebbe rappresentare un elemento di disturbo. Senza compagni di allenamento è possibile concentrarsi su sé stessi, sulle percezioni e così modulare l’erogazione dell’attività in base al momento, non distratti dal dover dare attenzioni agli altri.

L’intensità. Questa potrà essere alta o bassa, purché sia scelta in base al dialogo costante col corpo e non sulla base di una tabella di allenamento che rappresenterebbe fonte di stress (oltre che di forzatura di certe strutture nelle “giornate No”).

La ciclicità. La ripetitività senza soluzione di continuità del movimento aiuta moltissimo a “perdersi” nel ritmo del gesto, quasi fosse un mantra, tipico delle forme meditative.

L’ambiente naturale. All’aria aperta, in un contesto verde alcune aree cerebrali si spengono, altre si accendono. Le prime sono quelle appartenenti al cittadino “tecnologizzato” e stressato (area prefrontale), le seconde sono aree del cervello più profonde legate all’equilibrio omeostatico corporeo.

Con queste premesse è più facile comprendere nella pratica quali attività abbiano più potere sugli stati della mente (stress, ansia, depressione), potendo al contempo aumentare la capacità di carico del corpo e allontanare dolore ed infiammazione.

<< Ma quali attività ci permettono di “meditare senza meditare”? >>

  • Il body building? Certamente è un buon momento di dialogo col corpo. La concentrazione necessaria per sollevare un carico è alta, se poi il peso da sollevare comincia ad essere elevato la connessione mente corpo diventa totale, pena l’infortunio. Ma stiamo parlando di un’attività che si svolge a singhiozzo (venti secondi si lavora, e si recupera per tre minuti), in un ambiente artificiale rumorosissimo e circondati da persone. Quindi il lavoro in palestra non può, ovviamente, essere preso in considerazione tra le attività che portano ad una meditazione implicita.
  • Lo yoga? Fatto all’aperto e con una buona esperienza che porti a seguire un fluire interno di sensazioni che produce il cambiamento delle posizioni allora potrebbe prestarsi allo scopo. Se fatto seguendo un insegnante o tutorial allora mancherà, necessariamente, del totale ascolto interno. In più manca di quella ciclicità e intensità che aggiunge valore ad altre attività. Lo yoga colma questi aspetti con la respirazione, e con l’adozione di tecniche di meditazione vera e propria; ma non attraverso la massiva stimolazione del corpo.

Le attività che permettono di sviluppare contemporaneamente il benessere psicofisico, che calmano attraverso la fatica, sono quelle predominantemente aerobiche per la lunga durata e la ripetitività del gesto.

  • Il nuoto? Possiede molte caratteristiche, incluso l’isolamento quando la testa è sott’acqua, ma si resta in un ambiente artificiale, con altre persone, e ricco di rumore. Manca quindi il lato ambientale capace da solo di stimolare i circuiti del rilassamento a scapito di quelli dello stress.
  • Il ciclismo ha tutte le carte in regola. Ovviamente non parlo dello spinning a causa del contesto, ma del prendere la bicicletta ed uscire con un po’ di “intento sportivo” per un’oretta o più. Il limite ravvisabile alla piena percezione del sé sta nell’interposizione di un mezzo che mette il corpo come in una bolla: i piedi ad esempio non percepiranno nulla se non “la sicurezza” dell’essere chiusi in una scarpa fissata ad un pedale. Già il nuoto invece attiva completamente il corpo.
  • Infine la corsa. La corsa probabilmente è regina nel poter dare questo tipo di risultato: forza muscolare, resistenza cardiovascolare (e relativa protezione da patologie), connessione con sé stessi e il presente, rilascio di sostanze analgesiche ed eccitanti grazie allo sforzo (runner’s high: “lo sballo del corridore”). Come le altre attività praticabili al chiuso, in una palestra la corsa non avrà sicuramente lo stesso effetto antistress, e nemmeno se praticata in un contesto urbano, o nella Natura ma con la musica nelle orecchie. Contesti naturali che inducano fisiologici cambi di ritmo, che costringano a camminare, che affascinino con la comparsa di una lepre od un uccello rapace, o magari con un profumo che dal nulla inonda le nostre narici; questi sono gli stimoli più proficui per calmare gli stati d’ansia e depressivi connettendo al momento presente, pur approcciandoli in maniera tangenziale.

Questa disamina non può e non vuole essere completa, ma offre un punto di vista in più col quale guardare al movimento e magari farsi motivare da esso per riprendere in mano il proprio benessere psicofisico.

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