L’ANAMNESI IN OSTEOPATIA

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L’ANAMNESI IN OSTEOPATIA

Anamnesi significa reminescenza, ricordo. Rappresenta la prima fase del rapporto terapeutico per arrivare ad una diagnosi, in questo caso, osteopatica. Il racconto del paziente è fondamentale. Il momento anamnestico è per certi aspetti il più importante, più ancora dell’espletamento delle tecniche stesse. Senza questo momento si avrebbero solo accozzaglie di tecniche da usare a seconda del dolore, prendendo in considerazione quindi solo il sintomo e non la persona.

Nelle scuole di osteopatia si suggerisce di dividere il primo incontro in tre parti: venti minuti per l’intervista, venti minuti per i test valutativi, e venti per il trattamento della primarietà (cioè la causa individuata, che potrebbe essere molto distante dall’area che si manifesta).

Nonostante dove si manifesti il dolore sia chiaro e rapido da intendere, venti minuti in realtà sono pochi per l’ascolto del paziente; non basta dire “ho la sciatica”, “mi hanno diagnosticato una gonalgia”. In ciascuna descrizione vi è una particolarità che la differenzia dalle altre e spesso risulta essere la chiave per la risoluzione del problema. È la minuziosa analisi delle caratteristiche che compongono la storia e la vita di ciascun paziente a guidare la programmazione di trattamento che verrà pianificata dall’osteopata.

È l’elaborazione del grande ammontare di informazioni date dal paziente, guidato dalle domande dell’osteopata, che definisce l’orientamento della prima manipolazione. In un secondo momento, durante le manipolazioni successive, saranno le risposte tissutali percepite dal terapeuta a direzionare la terapia.

La sintomatologia dolorosa in sé ha quindi un significato limitato nella programmazione del trattamento dell’osteopata. La valutazione del dolore sarà utilizzata più che come elemento diagnostico su cui soffermarsi nel primo incontro, come riferimento per valutare il progredire dei miglioramenti.

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