LE DOMANDE DEL PAZIENTE ALL’OSTEOPATA

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LE DOMANDE DEL PAZIENTE ALL’OSTEOPATA

Entrando in uno studio osteopatico il paziente porta con sé quattro domande, o almeno dovrebbe:

Cos’ho?
Quanto tempo ci vorrà?
Cosa posso fare?
Cosa può fare lei per me?

Tutte queste risposte vengono date al primo incontro.

COS’HO?

A seguito di un’esaustiva anamnesi iniziale l’osteopata raccoglie tutte le informazioni che gli saranno utili per definire una diagnosi osteopatica, non medica, non patologica, ma funzionale, legata cioè al movimento delle strutture e dei tessuti.

QUANTO TEMPO CI VORRÀ?

Questa domanda non può avere una risposta univoca e certa: la lombalgia si risolve in quattro incontri, la sciatica si risolve in tre incontri, l’epicondilite in due… L’osteopatia non è protocollare, le persone sono tutte diverse, così come le problematiche non sono standard: ogni mal di schiena, gonalgia o lombosciatalgia è l’esito di più fattori, alcuni molto personali, quindi l’interpretazione e il trattamento saranno peculiari, ad personam. Grazie all’esperienza l’osteopata può comunque fare un pronostico di massima.

Proprio per esperienza posso serenamente dire che spesso è capitato che già al primo incontro sia sparito un sintomo che infastidiva il soggetto anche da anni. Ovviamente questo non accade nella maggior parte dei casi, nei quali invece bisogna fare una piccola serie di incontri, solitamente tre (±1). Questi rappresentano una certezza standardizzata nel mio modus operandi: in questo tempo si riesce sicuramente a stabilizzare il problema e a raggiungere l’indipendenza del paziente attraverso l’educazione motoria.

COSA POSSO FARE PER STARE MEGLIO?

La terza domanda in realtà è una rarità. Volesse il cielo che il paziente entrasse in studio con l’idea di porre questa domanda; molto più probabile che si esiga un risultato ottenuto in maniera del tutto passiva. Difficilmente il paziente ha coscienza della propria parte nel processo: sia essa la responsabilità, o sia la partecipazione attiva nel raggiungimento del risultato. In base al tipo di problematica sarà compito dell’osteopata far capire al paziente quale sia il suo ruolo nella costruzione del successo.

COSA PUÒ FARE LEI COME OSTEOPATA PER ME?

Cosa possa fare l’osteopata per il paziente, lo si scopre alla fine dell’anamnesi. Dopo aver ascoltato il soggetto, dopo averlo osservato, dopo averlo fatto muovere con dei test, e dopo aver fatto una valutazione palpatoria, il terapeuta può stilare una lista degli aspetti coinvolti nella genesi del problema, una gerarchia di gravità e un sequenza nell’azione. Potrà così esporre chiaramente al paziente quello che si preannuncia il proprio percorso di recupero. Il benessere potrebbe venire restaurato in pochissimi incontri (uno o due), ma bisogna essere preparati e porre le basi per una strategia a medio termine con lo scopo di avere la massima percentuale di successo col minimo sforzo (minimo numero di trattamenti, minima spesa per il soggetto, minimo impegno casalingo necessario.)

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