LA CAVIGLIA CHE SI GONFIA RISOLTA IN UN INCONTRO GRAZIE ALL’OSTEOPATIA (un caso reale)

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LA CAVIGLIA CHE SI GONFIA RISOLTA IN UN INCONTRO GRAZIE ALL’OSTEOPATIA (un caso reale)

A marzo 2021 si presenta nel mio studio di Venezia Mestre un signore di 73 anni con un  una caviglia gonfia.

In questi casi la prima eventualità da escludere è quella di una lesione tissutale (ossea o legamentosa) in seguito ad un trauma. Esclusa una “bandiera rossa” si è proceduto con l’anamnesi per inquadrare sia il sintomo, sia il paziente.

IL PROBLEMA

La caviglia sinistra si presenta gonfia, soprattutto lateralmente. Non è la prima volta, il soggetto riferisce che periodicamente succede; indicativamente dal 2017 anno in cui il soggetto veniva investito in bicicletta procurandosi contusioni. Il gonfiore, da allora, appare a periodi: una volta l’anno circa con una durata di due-tre giorni, risolvibile con applicazioni di ghiaccio e artrosilene®. Questa volta però il classico approccio sembra non funzionare, e il gonfiore con la conseguente limitazione nella deambulazione perdura da più di quindici giorni.

ANAMNESI REMOTA

Il soggetto racconta di numerosi traumi, anche importanti. La frattura del gomito sinistro che non estende più completamente; un incidente in auto con grosse ripercussioni a livello di un’orbita oculare; una vasta ustione sulla parte alta del corpo; ernie inguinali da entrambi i lati in giovane età; episodi di gotta negli anni ’90 (ora i valori sono nella norma). Ben più recentemente invece, nel 2019, è stata eseguita radioterapia a livello prostatico.

Dall’analisi degli apparati non emerge null’altro: il soggetto evacua regolarmente, non lamenta bruciori di stomaco, non soffre di emicranie o acufeni, l’ambito respiratorio non ha dato segni di sé nonostante sia un fumatore, anche a livello dell’apparato urinario nulla da segnalare, non grossi lavori a livello dentale.

ANALISI POSTURALE

Osservando il soggetto in piedi, non vi sono macroscopiche asimmetrie. Si nota il ventre gonfio e prominente che gli impedisce una buona flessione avanti; ed un peculiare assetto degli arti inferiori: il piede destro sempre ruotato verso fuori rispetto al sinistro fin troppo allineato.

Alla palpazione la pancia si conferma gonfia nelle fosse iliache, e dolente soprattutto a sinistra. La valutazione delle anche conferma che la gamba destra abbia difficoltà nel ruotare in dentro, mentre quella sinistra verso fuori.

IL TRATTAMENTO IN PRIMA SEDUTA

Col tempo rimasto in seguito alla dettagliata intervista:

  • si è liberato tutto il complesso articolare della parte inferiore del corpo (da ambo i lati): piede (28ossa); caviglia (tibiotarsica); relazioni tra tibia e perone (pinza peroneotibiale, membrana interossea, art. peroneotibiale superiore); ginocchio; anca; art. sacroiliaca; mobilizzazione del sacro;
  • sono stati lasciati due esercizi da fare anche due volte al giorno (vista la loro semplicità e velocità); uno di respirazione ed uno di mobilizzazione della zona lombare.

DOPO 3 SETTIMANE

Il soggetto, rivisto per sicurezza e per completare il “progetto salute” concordato, si presenta felice e con la caviglia sgonfia fin da subito. Il secondo incontro è stato speso per creare una sequenza di mobilizzazioni che permettano al soggetto ultrasettantenne di dedicarsi al proprio corpo e così migliorare la propria mobilità, nonché la circolazione fluidica riducendo la probabilità delle recidive di gonfiore alla caviglia, una costante negli ultimi anni.

RAZIONALE OSTEOPATICO

Il passato gottoso del soggetto avrebbe offerto un facile capro espiatorio all’osteopata, i valori degli ultimi esami però erano nella norma. Gli arti inferiori, area che presentava il sintomo (a sinistra), mostravano delle anomalie di posizionamento e di movimento (ambito strutturale), forse tutto esagerato dall’incidente in bicicletta che corrisponde con le prime apparizioni del sintomo. Ciò che più eccedeva dalla normalità però riguardava l’ambito viscerale e fasciale: il ventre gonfio (soprattutto a sinistra) sicuramente non facilitava il ritorno fluidico dei liquidi dagli arti; in più sia le ernie inguinali, anche se fatte più di cinquant’anni fa, sia l’irrigidimento dei tessuti a seguito della radioterapia nel piccolo bacino potevano rappresentare un ulteriore ostacolo.

Il successo è stato raggiunto quindi grazie all’osservazione e al ragionamento tipico dell’osteopatia, più che dalle manovre manuali in sé.

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