RED FLAGS: SEGNALI DI PERICOLO

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RED FLAGS: SEGNALI DI PERICOLO

Ancor prima di manipolare il corpo con le giuste tecniche osteopatiche, bisogna essere certi che sia giusto intervenire. Bisogna quindi saper riconoscere i segnali d’allarme, le bandiere rosse.

Necessaria è la diagnosi differenziale osteopatica. Essa non ha l’obiettivo di identificare la patologia in atto e fare diagnosi riguardo al quadro clinico del paziente. Questa permette invece all’osteopata di lavorare in sicurezza, capendo se la problematica rientra tra i suoi campi d’azione. In caso contrario, l’individuazione di una o più red flags,  fa rientrare il caso nell’ambito prettamente medico necessitando una visita: a volte per urgenza a volte per semplice ambito di competenza.

La bandiera rossa indica .

Spesso all’osteopata giungono pazienti in seguito a traumi sportivi e cadute di vario genere; oppure familiari e amici chiedono di dare un’occhiata od anche “una tiratina” al nipote, o alla mamma dell’amico che si è fatta male… il tutto per evitarsi magari lunghe attese al pronto soccorso. Questo perché si associa l’osteopata al “tiraossi”, che per certi versi è comprensibile vedendo certi tipi di tecniche. Il professionista però durante la sua valutazione deve testare prudentemente il soggetto e fare un ragionamento clinico sui pro e i contra di un trattamento, escludendo la presenza di qualche red flags e quindi di elementi di rischio che nel procedere con la manipolazione farebbero precipitare la situazione. Le bandiere rosse possono essere legate a traumi, sia sportivi sia casalinghi, ma anche sono individuabili attraverso l’osservazione dei segni del corpo, dal tipo dolore (lombalgia o colica renale; “cervicali” o problematiche neurologiche).

Fondamentale quindi per la sicurezza, del paziente così come dell’osteopata, saper riconoscere le situazioni in cui è meglio non intervenire e sentire il parere di un medico che dia il proprio nullaosta per il trattamento osteopatico. Il demandare al medico, sarà ovviamente una premura ed uno scrupolo dovuto da parte del professionista, anche se a volte mal visto dal paziente, poco paziente, che avrebbe voluto subito il massaggino.

CASI REALI
Ricordo bene i casi di 4 soggetti che, in tempi diversi, chiesero il mio intervento: bambino di 6-8 anni fattosi male ad una mano a scuola; bambino di 8-10 anni per un trauma al piede giocando a calcio; adolescente di 12 anni che ha messo male il piede giocando a pallavolo; signora cinquantenne scivolata a casa che ha attutito la caduta con la mano. Qualcuno prontamente mise il ghiaccio, riducendo l’eventuale gonfiore ed ematoma diminuendo però anche la percezione della gravità dell’accaduto.
Il mio consiglio, per tutti, fu quello di recarsi al pronto soccorso.
In tre lo fecero, uno andò dal tiraossi del paese.
Tutti e quattro i casi presentavano una frattura. Il campanello d’allarme, la red flag, era rappresentata dal trauma recente e dalla limitazione funzionale persistente che rendeva necessaria l’indagine medica visto che un trattamento avrebbe potuto far precipitare la stabilità clinica già precaria.

Concludo con una riflessione, in forma di battuta, relativa al soggetto che insoddisfatto del responso prudente dell’osteopata si recò comunque dal tiraossi:
Ossa fratturate da un trauma + tiraossi = … ?
A voi la risposta.

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