Le statistiche riportano che un bambino su tre respiri in malo modo; fenomeno in crescita del 50% (Di Chiara A., 2013. Il giusto respiro). Quello che dovrebbe essere l’atto più naturale, e ripetuto automaticamente dal corpo (circa 20mila atti respiratori al giorno) diviene qualcosa di anomalo, e la respirazione passa dal naso, alla bocca.
La respirazione orale diventa per il bambino l’unica opzione, poiché i tessuti linfatici delle vie aeree superiori (mucose nasali, adenoidi e tonsille) si gonfiano in risposta a stimoli infiammatorio-allergici. L’ispessimento di questi tessuti a loro volta può essere indotto da pratiche poco rispettose per le strutture ancora malleabili e in formazione del neonato prima, e dell’infante poi.
Così facendo si instaurano circoli viziosi che strutturano non solo l’abitudine di respirare con la bocca aperta, ma schemi motori come la deglutizione, e la respirazione. Tali schemi alterati sono in grado di modificare in maniera definitiva e permanente la morfologia del soggetto.
La normale dinamica respiratoria va quindi corretta il prima possibile, ben prima del termine della crescita del bimbo. Così non fosse si riscontrerebbe nell’adulto un’anormale crescita scheletrica che interessa la conformazione del viso nonché la sua postura generale (rachide cervicale in primis); ridotta capacità polmonare, difficoltà cardiache, ridotta ossigenazione del sistema nervoso centrale e patologie croniche dell’apparato digerente.
Il soggetto si troverebbe quindi vittima di disagi quotidiani durante l’infanzia; di patologie specifiche (tonsilliti, otiti, sinusiti) a medio termine, e sarebbe poi esposto ad una maggior probabilità di incorrere in operazioni chirurgiche.
Utile quindi, al percepire che il proprio bimbo sta respirando con la bocca aperta, o che russa dormendo, contattare, tra le altre figure mediche (odontoiatra), l’osteopata. Con il suo peculiare approccio cranio-sacrale può liberare da condizionamenti le ossa e membrane craniche perché meglio possano svolgere le loro funzioni senza punti di fissazione. L’attenzione dell’osteopata non si concluderà poi a livello cranico. Come è proprio della disciplina, integrerà l’intero corpo nel trattamento per scongiurare adattamenti posturali a distanza (lingua, rachide cervicale, gabbia toracica, meccaniche respiratorie, fino agli arti).