CHIRURGIA ESTETICA E OSTEOPATIA

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CHIRURGIA ESTETICA E OSTEOPATIA

Partendo da queste tre definizioni risulterà più facile cogliere l’utilità di una relazione tra chirurgo estetico e osteopata con fine ultimo il benessere dell’individuo.

  • Chirurgia estetica: chirurgia finalizzata alla modificazione delle forme in assenza di un vero e proprio danno ma condizionata solo da un desiderio di modificare il proprio aspetto (Treccani, 2010).
  • Medicina: la scienza che ha per oggetto lo studio delle malattie, la loro cura e la loro prevenzione (Devoto et Oli, 1996).
  • Osteopatia: medicina basata sul contatto primario manuale nella fase di diagnosi e trattamento che può essere applicato ad una vasta varietà di condizioni cliniche. Si basa sul considerare l’essere umano come unità. Ogni singola parte del corpo è in grado di interagire con l’insieme attraverso il movimento. Mediante la valutazione di quest’ultimo è possibile individuare gli eventuali disturbi su cui intervenire con tecniche manuali in grado di correggere disequilibri e ripristinare le condizioni fisiologiche del movimento e quindi della salute. Tramite la manipolazione dei tessuti, un osteopata è quindi in grado di innescare i processi di auto guarigione di cui è naturalmente dotato l’organismo (Roi, 2014).

Il soggetto che si avvicina alla chirurgia estetica lo fa spesso con volontà e non per stretta necessità. Gli anglofoni la definiscono infatti elective surgery, sottolineandone il carattere facoltativo, opzionale; non vi è cioè un’emergenza medica, ma è il paziente a ravvisarne l’esigenza.

Il riconoscimento della validità e della liceità di queste pratiche è insito nella definizione di salute dell’OMS che indica come stato di salute perseguibile dalla medicina non l’assenza di malattia, ma il completo benessere psico-fisico e quindi anche un gradimento e una piena accettazione del proprio aspetto fisico (Treccani, 2010).

Fondamentale nella modificazione della forma del corpo è il conferire risultati sì, naturali e piacevoli, ma anche rispettare le funzioni dei distretti corporei interessati dal trattamento (Siliprandi L., 2011). Da questa frase si evince l’importanza della collaborazione tra chirurgia estetica e osteopatia. Essa sta nella necessità di aprire un nuovo canale di comunicazione per monitorare globalmente il benessere del paziente che, sano, si sottopone ad un intervento chirurgico invasivo. L’osteopata può quindi, attraverso la valutazione del movimento di strutture e tessuti individuare  alterazioni e disequilibri. Così facendo si può evitare che queste disfunzioni osteopatiche, indotte da qual si voglia intervento chirurgico, minino le funzioni dei distretti interessati ma anche di quelli distanti,  trasformandosi nel tempo in dismorfismi e patologie.

L’efficacia di un intervento di chirurgia estetica infatti non dipende solamente dalla sua pianificazione medica da parte del chirurgo. L’attenzione per la paziente in forma globale, già nel pre-operatorio e sicuramente ad intervento eseguito, potrebbe rivelarsi un’accortezza che aiuta a prevenire complicazioni promuovendo anche un migliore risultato estetico (Brandt de Macedo A.C., et De Oliveira S.M., 2010). L’attenzione globale a cui questo lavoro fa riferimento è l’approccio osteopatico alla paziente che si sottopone a interventi di chirurgia estetica (nella fattispecie: mastoplastica additiva).

Tratto da “SENO E POSTURA: REVISIONE SU MACROMASTIA E MASTOPLASTICHE, E STUDIO DI COORTE CON VALUTAZIONE OSTEOPATICA A DUE ANNI DALL’AUMENTO MAMMARIO. Boccolini M, 2016.”

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