Sono tutte quelle metodiche che agiscono sulla struttura dell’apparato locomotore. Possono essere “dirette” o “indirette”. Le prime vanno contro barriera mentre le altre no, vanno a favore di lesione. Ciò significa che le tecniche dirette usano la forza, dell’osteopata o del soggetto, per superare il blocco; mentre le tecniche indirette seguono le tensioni intrinseche del corpo, bilanciandole e ristabilendo le corrette afferenze. Per spiegarlo in termini più semplici: nelle tecniche dirette è come togliere il tappo di una bottiglia col cavatappi; nelle tecniche indirette è come aprire certi farmaci il cui tappo si svita solo in seguito ad una pressione che va, in teoria, a favore della chiusura.
Tecniche sui tessuti molli: stretching, digitopressioni, scorrimenti longitudinali e trasversali, impastamenti… sono quelle svolte sulla muscolatura e sul connettivo. Tecniche a volte assimilabili al concetto di massaggio, ma sempre visto in chiave osteopatica (partecipando cioè al lavoro sulla causa), e non fine a se stesso (per rilassare, o sciogliere contratture). Spesso sono utilizzate come lavoro preparatorio ad altre tecniche.
Tecniche articolatorie: migliorano il gioco articolare, cioè la libertà nei micro e nei macro movimenti di un’articolazione. Sono tecniche dirette, basate su movimenti ripetitivi attuati dall’osteopata.
Tecniche ad energia muscolare: la forza usata è quella del paziente, che viene invitato ad operare contrazioni contro la resistenza dell’osteopata. Grazie ai principi di innervazione reciproca e all’interneurone di Renshaw si avrà il voluto rilascio del muscolo in questione, liberando, di conseguenza, anche l’articolazione o rendendola più accessibile ad ulteriori tecniche.
Tecniche ad alta velocità e bassa ampiezza: sono quelle che producono il classico schiocco articolare. Il movimento indotto dalla forza dell’osteopata è minimo, concentrato in un’area ben determinata (bassa ampiezza) e solo per un istante (alta velocità). Sono tecniche dirette che vanno contro barriera per ristabilire l’equilibrio di un’articolazione che è rimasta “bloccata” e non possiede più la sua escursione fisiologica.